Dobbiamo sentire tutti la responsabilità di difendere ad ogni costo il sistema di giustizia internazionale che faticosamente abbiamo messo in piedi negli ultimi decenni.
In particolare la Corte Penale Internazionale rappresenta ad oggi l’ultimo baluardo contro l’impunità per i peggiori crimini contro l’umanità. Eppure, questa istituzione è vergognosamente sotto attacco.
La colpa? Aver potato avanti la missione che più di 120 stati le hanno affidato. Un lavoro che dà fastidio a molti: lo dimostrano le recenti sanzioni imposte dal Presidente Trump e il caso del generale libico Almasri, raggiunto da mandato di arresto ma riportato a Tripoli invece che all’Aja, e con gli onori di un volo di stato pagato dal Governo italiano.
All’Italia, che ha dato i natali alla Corte, chiediamo di continuare a sostenere la legalità internazionale, come aveva fatto sottoscrivendo le conclusioni del Consiglio affari esteri del giugno 2023 in occasione del 25esimo anniversario della CPI. Accolga l’appello della Corte contro la decisione dell'amministrazione statunitense di imporre sanzioni al procuratore capo Karim Khan e aderisca al documento firmato già da 79 Paesi in difesa della Corte penale internazionale dall’iniziativa di Trump.
All’UE, invece, spetta il compito di dare l’esempio: agisca senza indugio attivando il Regolamento di blocco per neutralizzare le folli sanzioni statunitensi.
Difendere la Corte significa difendere i principi su cui si fonda la nostra Unione. Non farlo, sarebbe un incomprensibile atto di sabotaggio.
Cecilia Strada