Lo abbiamo detto chiaramente in Italia e l'ho ripetuto nell'aula dell'assemblea plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo: le organizzazioni neofasciste e neonaziste vanno sciolte e i loro promotori perseguiti a norma di legge. Nessuna tolleranza è possibile verso gli intolleranti.
La nostra democrazia europea nata dalla Resistenza deve essere difesa da chi vuole inquinarla con il virus del nazionalismo che in quella stessa aula di Strasburgo è stato definito da Mitterand per quello che è: la guerra, dunque la violenza, la sopraffazione, la fine della libertà.
Quanto accaduto durante la commemorazione di Acca Laurentia a Roma offende la nostra memoria e la nostra storia. I saluti fascisti sfoggiati in quella circostanza sono uno sfregio che ha fatto il giro del mondo.
Le modalità con cui negli ultimi due anni Giorgia Meloni ha tentato di accreditarsi tra le cancellerie europee e internazionali, rinnegando tutta la sua storia di estrema destra, è assolutamente inutile se non si è ancora capito che la bussola della democrazia non indica un polo geografico ma di valori e perciò le dittature e il terrorismo si combattono soprattutto arginando le pulsioni autoritarie, violente e antidemocratiche che attraversano anche i nostri Paesi occidentali, come dimostra il caso del premier illiberale ungherese Orban, alleato della nostra premier.
Purtroppo però i saluti fascisti di Acca Larentia non sono l'unico esempio di quello che sta accadendo oggi in Europa e in particolare in Italia. Sappiamo ad esempio che l'avvocatura dello Stato in Italia, su input del governo, si oppone ai risarcimenti alle famiglie colpite dai crimini nazifascisti opponendo motivazioni surreali per bloccare l'accesso al fondo pur istituito.
Una questione vergognosa che meriterà ulteriori approfondimenti e che promuoveremo presso queste stesse istituzioni europee.
Ma poi non si può tacere del silenzio inaccettabile del governo e della premier Giorgia Meloni di fronte alla detenzione di un anno a Budapest della cittadina italiana Ilaria Salis, proprio per accuse legate a uno scontro con gruppi neonazisti. Un silenzio rivelatorio della sudditanza culturale verso mondi antidemocratici di una parte della destra che pretende di sedere nelle stanze del governo delle istituzioni europee.
Con le prossime elezioni europee abbiamo invece la possibilità di prendere nettamente un'altra strada, per la difesa dei nostri valori, per la tutela del nostro futuro.
Non ci tireremo indietro. E col voto democratico dei cittadini sono certo che ricacceremo queste idee e chi le porta avanti nell'armadio della nostra vergogna.
Brando Benifei