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Editoriale di Brando Benifei, Aprile 2022

La democrazia per costruire la pace

L'esercito di Putin ha tirato fuori dai magazzini e utilizzato un missile ipersonico per terrorizzare il mondo. Noi dobbiamo rispondere con la democrazia, a partire dal rispetto delle risoluzioni del Parlamento europeo, che da anni chiede, senza essere ascoltato da governi e multinazionali, di tenere conto del fattore democrazia e diritti umani nei nostri rapporti diplomatici ed economici con Paesi terzi.

E in questi giorni, il Parlamento Europeo ha dimostrato di essere unito, compatto e di saper fare scelte difficili, ma necessarie, come la richiesta di mettere immediatamente in atto un embargo su gas e petrolio russo, per colpire in maniera forte gli interessi economici e spingere verso una più rapida conclusione della guerra. 

Ora però l’Unione Europea deve mettersi al lavoro per velocizzare la tabella di marcia della transizione energetica e per lanciare un piano economico ambizioso e straordinario a sostegno di famiglie e imprese europee colpite dai rincari e dagli effetti dell’inflazione, rendendo permanente la capacità fiscale dell’UE per divincolarsi dai ricatti di Putin.

La brutale aggressione della Russia all'Ucraina ha colto la maggior parte dei governi occidentali di sorpresa e molti sembrano risvegliarsi da un sonno di decenni e scoprono con orrore le tante complicità e collaborazioni tra i nostri politici, le nostre aziende e i nostri sistemi finanziari con le dittature che minacciano il mondo, così come i tanti campanelli d'allarme colpevolmente ignorati. 

Però non tutti in Occidente e in Europa abbiamo fatto gli stessi errori. Non tutti dormivamo. 

Basta rileggere le risoluzioni del Parlamento europeo dal 2008 a oggi per constatare che su tutti gli argomenti citati i rappresentanti dei cittadini europei hanno tempestivamente condannato, chiesto misure e proposto soluzioni. Molto spesso inascoltati dai Governi. Molto spesso poco visibili alle nostre opinioni pubbliche. Molto spesso bollati come idealisti velleitari dagli specialisti della realpolitik. 

Il Trattato di Lisbona è entrato in vigore dal 2009 e molti nuovi poteri dell'Assemblea di Strasburgo iniziano a partire da quell'anno, ma sui temi di politica estera, difesa comune ed energia noi eurodeputati spesso dobbiamo limitarci a risoluzioni non vincolanti. Tuttavia dal 2009 a oggi il Parlamento europeo ha esercitato sempre di più i suoi poteri, prendendo posizioni dure su Russia e Cina e arrivando l'anno scorso a bloccare l'accordo sugli investimenti Ue-Cina finché non ci fossero stati passi avanti sulla reciprocità e soprattutto su diritti dei lavoratori e diritti umani. 

In cambio diversi eurodeputati sono stati colpiti personalmente dalle sanzioni sia di Mosca che di Pechino, tra questi l'ex presidente David Sassoli.

L’Unione Europea ha oggi un processo di integrazione che dinanzi alla crisi internazionale si mostra incompleto, imperfetto, ma allo stesso tempo di vitale importanza. 

La grave minaccia alle nostre porte rende oggi imperativo un cambio di passo, accelerando sul fronte della politica estera, di sicurezza e di difesa comune europea, sull’Unione dell’energia, dell'Unione fiscale europea, come chiede da anni il Parlamento Europeo e come ha proposto il segretario del Pd Enrico Letta sulla stampa italiana. 

Il Segretario parla della necessità di costruire un “nuovo ordine europeo”, liberando l’UE dal potere di veto dei singoli stati che la paralizza dinnanzi alle grandi sfide del presente e diventando una “potenza di valori”, per proiettare i nostri interessi e valori non tramite l’uso della forza, facendo prevalere il diritto, i diritti, la cultura, la diplomazia, il commercio. Tirar fuori dai magazzini l’”arma” della democrazia significa proprio avviare queste riforme dell'Ue per il futuro e oggi dare un peso politico e un seguito alle posizioni già da noi sostenuto a Strasburgo in tutti questi ambiti, superando le resistenze, le reticenze e gli interessi particolari dei singoli Governi.

Bisogna riformare profondamente la globalizzazione come l'abbiamo conosciuta, ma non dobbiamo inventare niente di nuovo, solo avere più fiducia nella nostra democrazia, fondata su libertà e stato sociale. 

Non perdiamo altro tempo.


Brando Benifei