18
Mar

Editoriale di Brando Benifei, Marzo 2022

Il 24 febbraio scorso è iniziata l'invasione della Russia in Ucraina e il prossimo 24 marzo, fra una settimana dal momento in cui scrivo queste parole, i leader europei si troveranno intorno al tavolo del Consiglio per un summit preceduto lo stesso giorno da una riunione straordinaria della Nato. Trenta giorni sono pochissimi nella misura dei grandi accadimenti che scandiscono il ritmo della Storia, soprattutto se paragonati ai 77 anni di pace europea che li hanno preceduti. 

Certo c'è stata la guerra dei Balcani, ma mai in questi 77 anni si era arrivati a un conflitto di tali proporzioni, con il coinvolgimento di una potenza militare come la Russia e con il rischio concreto di escalation. Un disastro umanitario che ha già mietuto migliaia di vittime civili e che ha provocato oltre tre milioni di profughi ucraini in tre settimane. 

La nostra priorità assoluta deve quindi essere quella di lavorare per la pace, di salvare vite innocenti, usando ogni sforzo politico e diplomatico per fermare il conflitto e allontanandosi da quella via che può portare l'umanità verso scenari ancor più catastrofici, verso una guerra mondiale, una guerra nucleare.

Sulle cause della guerra e sulle sue possibili soluzioni ci sono opinioni diverse, anche se noi non abbiamo alcun dubbio: la responsabilità è di Vladimir Putin e del suo attacco militare illegale, non provocato e ingiustificato ad un Paese sovrano e democratico d'Europa, programmato negli anni ed eseguito con brutale disumanità. Ma su una cosa quasi tutti i politici, gli analisti e i commentatori concordano: il 24 febbraio 2022 resterà una data spartiacque, come e più dell'11 settembre del 2011, il giorno dell'attacco alle Torri Gemelle, o del 9 novembre 1989, il giorno della caduta del muro di Berlino. 

Da tre settimane viviamo in una nuova epoca storica e, comunque vadano i negoziati tra Mosca e Kiev, il mondo non sarà più quello di prima. Per questo l'Unione europea non può più essere quella di prima. Trenta giorni sono pochi per riforme e cambiamenti che gli Stati membri dell'Ue non sono riusciti a fare in anni, ma se guardiamo alla compattezza e alla rapidità delle prime reazioni dei leader e delle istituzioni europee dobbiamo riconoscere che l'Unione europea non è già più quella di prima. 

I diversi pacchetti di sanzioni alla Russa decisi all'unanimità, la decisione senza precedenti di inviare aiuti militari all'Ucraina e l'attivazione della direttiva sulla protezione temporanea dei rifugiati sono tutti passi in direzione di un'Unione europea più integrata e consapevole del proprio ruolo nel mondo che cancellano anni di esitazioni e riforme mai fatte. Ancora una volta, dopo la risposta alla pandemia, l'Unione europea ha dimostrato di esserci e di saper andare avanti nei momenti di emergenza. Un fattore che probabilmente Putin non aveva calcolato.

Ora però l'Unione europea è chiamata a consolidare questo scatto in avanti e ad attrezzarsi concretamente alle sfide che ci attendono su energia, difesa e immigrazione.

Serve un nuovo Next Generation Eu, per la ricostruzione dell'Ucraina e per la costruzione di una vera unione dell'energia e di una soggettività di sicurezza europea. Bisogna di fatto costruire un bilancio aggiuntivo dell'Europa, come fatto con la pandemia per il piano che oggi in Italia si concretizza nel piano di ripresa e resilienza. Ecco, questa è una scelta che va moltiplicata e portata avanti. 

Noi lo dicevamo prima di questa guerra e ora diventa evidente che l'Europa non può tornare indietro ma deve andare avanti nel costruire una propria sovranità. Noi siamo credibili nel proporlo perché nessuno ci rinfaccerà magliette con la faccia di Putin. Non abbiamo mai cambiato posizione e abbiamo sempre avuto un'idea chiara di un'Europa forte con un'Italia forte.

Brando Benifei