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I diritti dei cittadini europei nel mondo digitale – il Digital Service Act

Con l'obiettivo di continuare ad assicurare le migliori condizioni per la prestazione di servizi nel mercato interno, sempre mantenendo le dovute garanzie per la sicurezza online degli utenti e la protezione dei loro diritti fondamentali, il DSA vuole definire in modo chiaro e trasversale quali sono le competenze, le responsabilità e gli obblighi cui sono sottoposti tutti i prestatori di servizi intermediari che operano in rete, in particolare le piattaforme online di grandi dimensioni, come i social media e i diversi mercati online.

L'Europa è la prima potenza al mondo a creare un sistema compiuto di norme per l’universo digitale. Una sfida essenziale per una democrazia come quella europea che vuole essere campione dell'innovazione digitale e nello stesso tempo preservare i diritti umani dei suoi cittadini. 

Proposto dalla Commissione europea nel dicembre 2020, il Digital Service Act (DSA) è uno dei due pilastri della riforma dello spazio digitale insieme al Digital Market Act, che è stato messo ai voti nella plenaria di Strasburgo. Il testo è passato con 530 voti favorevoli, 78 contrari e 80 astensioni, e rappresenta il mandato per negoziare la stesura finale della legislazione con la presidenza francese del Consiglio.

Si tratta di aggiornare la direttiva sul commercio elettronico del 2000, norma fondata sul principio della neutralità (cioè «non responsabilità») del fornitore dei servizi di rete: una regola di laissez faire pensata negli Usa agli albori di Internet per lanciare l'economia digitale ma che, con lo sviluppo successivo delle tecnologie del web, in particolare social network e piattaforme online, assenti 20 anni fa, ha permesso la crescita dei giganti digitali anche fuori dal perimetro dei principi di diritto dell’Unione.

Con l'obiettivo di continuare ad assicurare le migliori condizioni per la prestazione di servizi nel mercato interno, sempre mantenendo le dovute garanzie per la sicurezza online degli utenti e la protezione dei loro diritti fondamentali, il DSA vuole definire in modo chiaro e trasversale quali sono le competenze, le responsabilità e gli obblighi cui sono sottoposti tutti i prestatori di servizi intermediari che operano in rete, in particolare le piattaforme online di grandi dimensioni, come i social media e i diversi mercati online.

Il DSA, così come approvato in plenaria, istituisce un meccanismo di "notifica e azione" e garanzie per la rimozione di prodotti, servizi o contenuti illegali online. Quando ricevono una notifica di questo tipo, i prestatori di servizi di hosting dovrebbero agire "senza indebito ritardo, tenendo conto del tipo di contenuto illegale oggetto di notifica e dell'urgenza dell'intervento". Al Parlamento inoltre abbiamo incluso salvaguardie più rigorose per garantire che le notifiche siano trattate in modo non arbitrario e non discriminatorio e nel rispetto dei diritti fondamentali, compresa la libertà di espressione.

Anche dopo il voto in plenaria restano delle perplessità sul testo che ho illustrato in aula. Primo, la tracciabilità degli utenti commerciali. Se limitiamo gli obblighi ai soli marketplace si perde l'opportunità di rendere il DSA veramente efficace e significativo e di dargli tutti gli strumenti per combattere l’ampia gamma di attività illegali online, di oggi e del futuro. Le regole devono applicarsi a tutti i fornitori di servizi di intermediazione, se vogliamo un ambiente online trasparente e responsabile per le aziende e per i consumatori, cioè per noi cittadini. Occorre disabilitare subito l'accesso ai contenuti illegali, occorre adottare tutte le misure necessarie per prevenire la ricomparsa di contenuti già identificati come illegali e i tempi della rimozione devono essere specificati e quantificati nel provvedimento. Sulla pubblicità targhetizzata va ricordato che gli utenti non possono essere fornitori inconsapevoli di dati .

Questa è un'occasione unica per l’Ue, per affermare il nostro modello di società, il nostro punto di equilibrio virtuoso tra l’innovazione, la centralità delle persone e gli interessi economici nei quali crediamo. Le nostre norme potranno così essere punto di riferimento e di standard a livello mondiale.  


Patrizia Toia