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Editoriale di Brando Benifei, Febbraio 2021

“Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell'Unione Europea. Senza l'Italia non c'è l'Europa, ma fuori dall'Europa c'è meno Italia.
Non c'è sovranità nella solitudine, c'è solo l'inganno di ciò che siamo, nell'oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”.

Questo è un passaggio molto significativo del discorso del Presidente Draghi al Senato, perché illustra in maniera chiara il nostro rapporto con la costruzione europea: unirci per riappropriarci della sovranità democratica nel governo dei grandi fenomeni globali, dal cambiamento climatico all'avvento dell’intelligenza artificiale. Sovranità che oggi stentiamo a esercitare e che si può rafforzare con la condivisione europea, rompendo con l'illusione nazionalista dei sovranisti.
Secondo alcuni commentatori la divisione tra sovranisti ed europeisti, che ha scandito la politica italiana e internazionale di questi ultimi anni, è oramai sorpassata dalla fine dell'amministrazione Trump a cui corrisponde in Italia l'improvvisa conversione europeista della Lega. Essi sostengono che si tratti di un cambiamento di tale portata da essere destinato a rimettere in discussione l'identità del Partito Democratico, che in questi anni difficili di euroscetticismo e sovranismo ha fatto da argine proteggendo l'Italia dal rischio di un'involuzione pericolosa e dannosa come quella a cui stiamo assistendo in Gran Bretagna.

Il tempo dirà quanto è sincera e durevole la conversione europeista della Lega: quanto accaduto finora ci porta a pensare che sia una mossa tutta tattica, poiché i leghisti rimangono ben saldi alla guida del gruppo dell’estrema destra di Marine Le Pen e di Wilders a Bruxelles. Quello che possiamo dire oggi certamente è che le forze della globalizzazione e dell'economia che hanno generato i movimenti sovranisti in tutto il mondo non sono affatto sparite. Anzi, come in ogni crisi anche la pandemia da coronavirus avrà probabilmente un effetto di accelerazione sulle grandi tendenze globali, dalla digitalizzazione al crescente ruolo asiatico sullo scacchiere geopolitico, con le inevitabili conseguenze sociali, dalla scomparsa di posti di lavoro superati dal cambiamento tecnologico alla perdita di potere dei singoli Stati nazionali, schiacciati dalle tensioni delle superpotenze globali, e quindi la potenziale perdita di sovranità dei cittadini.
Per trovare soluzioni a queste tensioni e per perseguire un programma politico di contrasto alle disuguaglianze e di crescita serve un’Europa più sovrana, più democratica, più unita, con un'Italia ancora più protagonista.