07
Mag

La crisi e il rischio della criminalità organizzata

Il rischio è che, di fronte all’emergenza e alla conseguente attenuazione dei controlli (già ora debolissimi in troppi Paesi anche dell’UE permeabili agli investimenti della criminalità transnazionale) i capitali di provenienza illecita comincino a circolare indisturbati tra imprese e consumatori.

di Franco Roberti

L’emergenza sanitaria spalancherà le porte a una crisi economica dalle ripercussioni tanto imprevedibili quanto tragiche sulla vita delle persone, in particolare in Italia, dove sono almeno 3 milioni i lavoratori del sommerso e al nero, quelli per intenderci non contabilizzati in nessuna banca dati dell’Inps. Lavoratori, che in ragione delle misure di confinamento, sono costretti a restare a casa senza entrate per sbarcare il lunario o accedere agli aiuti economici del Governo.

Una situazione da affrontare immediatamente se non si vuole che si trasformi in un‘emergenza sociale e, di conseguenza, criminale. Il passato lo ha già dimostrato, le crescenti povertà e disuguaglianze sociali aprono grandi spazi di manovra e nuove opportunità di acquisizione di potere per le organizzazioni criminali transnazionali, soprattutto nei settori più fragili dell’economia, quali i commerci al dettaglio, la ristorazione, i bar e le piccole e medie imprese, che saranno certamente i più colpiti dalla crisi e più esposti all’infiltrazione della criminalità organizzata.

E' un modus operandi tipico delle mafie incunearsi nelle disuguaglianze, da un lato, per fare affari con ricchi e potenti senza scrupoli, dall’altro per reclutare masse di disperati nella manovalanza criminale. Sulla falsariga del perverso binomio tra domanda e offerta di servizi criminali, i capitali mafiosi circolano senza resistenza nel sostenere le imprese, il credito al consumo, l’usura: forme di welfare per le famiglie ed imprese in difficoltà. La dinamica tradizionale è il prestito all’imprenditore e il successivo subentro quando questi non riesce a restituirlo. Ma data la gravità dell’emergenza, stavolta il mafioso potrebbe prendere subito il controllo dell’azienda attraverso dei prestanome, approfittando della crisi e delle disgrazie altrui per vampirizzare l’economia legale.

Per arginare questa deriva occorrerà uno sforzo finanziario colossale. Ma gli Stati da soli non possono farcela. Ci vorrà il sostegno dell’Europa che su questo aiuto si gioca addirittura il proprio futuro. Ma il rischio è che, di fronte all’emergenza e alla conseguente attenuazione dei controlli (già ora debolissimi in troppi Paesi anche dell’UE permeabili agli investimenti della criminalità transnazionale) i capitali di provenienza illecita comincino a circolare indisturbati tra imprese e consumatori. Già Europol ha denunciato che il crimine transnazionale non si è fermato davanti alla propagazione della pandemia, trovando in essa margini ampi di intervento e di rimodulazione del suo raggio d’azione.

La criminalità organizzata, allerta infatti Europol, è già attiva in tutta Europa per cogliere al meglio le opportunità offerte dalla crisi adattando i suoi metodi operativi e impegnandosi in nuove attività illegali. Per questa ragione sarà fondamentale verificare che i finanziamenti promessi dall’Europa finiscano effettivamente nell’economia reale. Per realizzare questi controlli sarà più che mai urgente, quando torneremo alla normale attività del Parlamento europeo, spingere per la costituzione della Commissione speciale europea contro la criminalità organizzata e la corruzione, che ho da tempo richiesto. Non sarà facile, perché gli interessi contrari a che questo tema diventi una priorità dell’azione dell’Europa sono tangibili e, con la crisi economica devastante alle porte, temo che avranno gioco ancora più facile, grazie anche alla diffusa indifferenza di molti Paesi all’argomento del contrasto alla economia mafiosa.

Resta il fatto che solo tale Commissione potrebbe dare impulso ad iniziative legislative come la definizione europea del delitto di associazione mafiosa, l’implementazione del reciproco riconoscimento dei provvedimenti di sequestro e confisca dei beni, la necessità di una Agenzia europea che controlli la piena attuazione della normativa antiriciclaggio in tutti gli Stati membri. Iniziative indispensabili per imbastire una rete di strumenti legislativi comuni per contrastare l’attuale espansione delle mafie in Europa.