05
Dic

Una roadmap per una nuova politica industriale europea

Di Carlo Calenda

Investimenti nella trasformazione e protezione nella transizione. Sono questi i pilastri su cui concentrerò il mio lavoro come relatore del Rapporto di iniziativa del Parlamento Europeo sulla politica industriale dal titolo: “A New Long-term Strategy for Europe’s industrial Future”.

Le trasformazioni di cui parlo sono di tre tipi: quella digitale, quella ambientale (per portare l’industria in linea con gli obiettivi climatici europei) e quella legata alla “globalizzazione 2.0”.

Ciascuno di questi processi ci richiede di gestire e accompagnare i processi di transizione analizzando gli impatti che essi generano, prima di tutto sul mondo del lavoro e sul settore produttivo, come vediamo in questa fase in particolare con il settore dell’acciaio.

Grande attenzione deve essere poi data al tema degli strumenti, analizzandone la natura, la portata e il funzionamento. L’obiettivo è favorire l’utilizzo di strumenti automatici per gli imprenditori a sostegno degli investimenti, come abbiamo fatto con Industria 4.0.

È necessario poi occuparci delle interazioni che esistono tra la politica industriale, la politica commerciale e gli aiuti di stato; una riforma di questi ultimi sarà centrale, soprattutto per quel che riguarda le transizioni energetiche, ambientali e digitali.

Il mio obiettivo è quindi quello di lavorare a un documento che non sia una mera dichiarazione di intenti ma una precisa road map delle azioni necessarie per mettere in campo una politica industriale che permetta all’Europa allo stesso tempo di investire e proteggere.

 

Il futuro dell’acciaio in Europa: tre cose da fare:

grande attenzione sarà poi rivolta al settore dell’acciaio in Europa, per il quale bisognerà lavorare essenzialmente su tre fronti. Il primo è quello della politica commerciale; è necessaria un’immediata revisione delle clausole di salvaguardia e un maggiore controllo sulle triangolazioni che fanno entrare nel mercato unico alcuni prodotti cinesi.

Il secondo fronte riguarda la normativa sugli aiuti di stato, che va immediatamente riformata. È infatti troppo stringente sul settore dell’acciaio in un momento in cui questo è in crescente difficoltà, e appare inadeguata ad affrontare le sfide che la competizione internazionale pone oggi all’Europa.

Come ultimo punto, non solo vanno utilizzati i fondi per la ricerca, essenziali per la trasformazione industriale, ma bisogna anche utilizzare i fondi strutturali, così da consentire alle aziende di fare investimenti ambientali e di investire nella transizione del sistema di produzione.