09
Nov

Una risposta europea alla crisi energetica

In gioco non c'è solo la sopravvivenza delle nostre imprese e il benessere delle famiglie che non riescono a pagare le bollette, ma la tenuta delle nostre società e delle nostre democrazie di fronte all'aggressione russa che è fatta anche di ricatti energetici e destabilizzazione politica.

Non c'è soluzione alla crisi energetica senza vera risposta comune europea, fatta di solidarietà, acquisti comuni, lotta alla speculazione sul mercato Ttf di Amsterdam, limitazioni alle impennate dei costi dell'energia e disaccoppiamento dei prezzi del gas da quelli dell'elettricità. Lo abbiamo ricordato ai leader europei in un dibattito al Parlamento europeo nella seconda sessione plenaria di ottobre a Strasburgo.

In gioco non c'è solo la sopravvivenza delle nostre imprese e il benessere delle famiglie che non riescono a pagare le bollette, ma la tenuta delle nostre società e delle nostre democrazie di fronte all'aggressione russa che è fatta anche di ricatti energetici e destabilizzazione politica.

Lo dico da mesi insieme ai colleghi del Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo ma, a differenza della risposta alla pandemia, questa volta l'Europa ha faticato non poco a mettersi sul giusto cammino.

Questa volta ha pesato l'ostinazione della Germania e dell'Olanda, nell'illusione che sia possibile salvarsi da soli o che sia possibile conservare i vantaggi di un mercato dell'energia sregolato anche in una situazione eccezionale come quella che stiamo vivendo.

Al Consiglio europeo di ottobre però Mario Draghi, al suo ultimo summit da premier, ha strappato un accordo politico sul tetto al prezzo del gas, o quantomeno su una sua versione più timida come quella del “corridoio dinamico” del prezzo, che comunque prevede una briglia alla speculazione in attesa di sostituire gli indici inaffidabili del Ttf di Amsterdam con qualcosa di più corrispondente al prezzo della materia prima. 

La riunione dei ministri europei dell'Energia ha proseguito il lavoro iniziando ad abbozzare i dettagli tecnici, che però non vedranno la luce prima di novembre. 

In ogni caso è basato annunciare le misure per far scendere il prezzo del gas sotto i 100 euro al megawatt/ora, ad ulteriore conferma che le cifre folli degli ultimi mesi erano gonfiate dalla speculazione e dalle attese degli operatori di ulteriori rialzi non frenati dalla politica.

Ora spetta al nuovo governo italiano seguire il negoziato e portare a casa il risultato ottenuto da Mario Draghi e dalla forza delle istituzioni comunitarie contro l'egoismo di alcuni Paesi. Ma per farlo non basta qualche richiesta di “compattezza” europea o qualche abiura a mezza voce dell'euroscetticismo passato, bisogna abbandonare l'atteggiamento sovranista di considerare l'Europa una competizione tra nazioni rivali e Bruxelles un terreno di scontro dove difendere gli interessi italiani. 

La pandemia e la crisi energetica hanno già dimostrato che gli interessi italiani non esistono. Esistono solo gli interessi dei cittadini europei di nazionalità italiana, che coincidono con gli interessi dei cittadini europei di altre nazionalità.

Patrizia Toia