09
Mar

Ingerenze straniere in tutti i processi democratici nell'Unione europea

La relazione Kainite è l’atto conclusivo del primo mandato della Commissione speciale sulle interferenze straniere nei processi democratici dell’Unione. Il rapporto è stato votato a grande maggioranza in Commissione e costruito in maniera ampia e consensuale con PPE, Renew, Verdi e ECR.

Un anno e mezzo fa, su richiesta del gruppo S&D è stata creata la Commissione speciale INGE, constatando che negli ultimi anni sono stati molteplici i tentativi da parte di attori statali e non, al di fuori dei confini europei, di inserirsi e condizionare l’agenda e le scelte politiche fondamentali.

Le forme del condizionamento sono molteplici nella natura, nell’intensità e persino nella provenienza. In particolare risultano evidenti due grandi canali che sono finanziamenti e flussi di denaro cospicui e non trasparenti e l’organizzazione di vere e proprie campagne di disinformazione che muovono soprattutto in un modo digitale ancora poco regolamentato e incapace di controllare questi fenomeni. A questo si possono aggiungere altri tipi di rischi, pensiamo ad esempio alla possibilità di cyberattacchi, su cui stiamo da tempo provando a livello europeo a identificare rimedi e protezioni efficaci.

Pur nelle grandi differenze di forma e intensità ci sono due caratteristiche prevalenti di questi fenomeni: favoriscono spesso movimenti politici di estrema destra e hanno come bersagli preferiti minoranze e soggetti più vulnerabili, così come un bersaglio è stata la stessa Unione Europea e i suoi valori democratici.

Durante le numerose audizioni sono emersi elementi fattuali importanti: strategie di attacco alla nostra democrazia (principalmente da Russia e Cina, ma non solo), complicità dei partiti della destra europea, falle nelle nostre regolamentazioni sui finanziamenti alla politica, mancanza di responsabilità delle piattaforme e necessità di dare centralità all’alfabetizzazione mediatica. Il rapporto finale riflette tutti questi elementi.

Il S&D ha contribuito pesantemente alla relazione attraverso l'incorporazione diretta dei propri emendamenti in 80 dei 122 compromessi, così come attraverso la negoziazione del resto dei compromessi. In particolare abbiamo ottenuto:

• l’esposizione di casi concreti di individui, paesi e partiti coinvolti in campagne di interferenza straniera, evidenziando ad esempio come nel corso degli ultimi anni sono stati coltivati stretti contatti tra il FPÖ austriaco, il Rassemblement National francese, la Lega italiana, l'AFD tedesco, il Fidesz ungherese e il Jobbik e il partito Brexit nel Regno Unito e ambienti a diverso livello vicini a Putin;

• la costruzione di un capitolo dedicato alla "protezione delle elezioni", che indica misure per proteggere l'intero processo elettorale, e non solo la giornata elettorale, da interferenze e manipolazioni;

• il rafforzamento sulle responsabilità delle piattaforme e una forte critica al legame tra il loro business model e i processi di disinformazione;

• un posizionamento concreto contro il micro targeting degli annunci politici;

• l’inclusione dei gruppi vulnerabili, minoranze e persone svantaggiate come beneficiari principali di misure di alfabetizzazione e informazione su misura, dal momento che questi gruppi sono obiettivi di campagne di disinformazione e discorsi di odio;

• l'aspetto della sicurezza delle infrastrutture critiche minacciate da interferenze cibernetiche, la cooperazione sulla difesa cibernetica come parte dell'ambito e la necessità dell'intelligence comune;

• richiesta maggiore regolamentazione dei finanziamenti ai partiti e agli attori politici;

• proposte concrete di cooperazione internazionale volte a creare un quadro comune per le risposte alle interferenze nelle elezioni per stabilire un codice globale di pratica per processi democratici liberi e resilienti, comprese le sanzioni collettive;

Il drammatico contesto di guerra che stiamo vivendo conferma molte delle paure e degli avvertimenti che abbiamo indicato nel nostro lavoro. E rende ancora più necessario che il Parlamento Europeo abbia un presidio democratico contro gli attacchi alla nostra democrazia. Il lavoro della Commissione INGE continuerà, su richiesta del nostro gruppo, con un secondo mandato volto a continuare l’analisi di questi fenomeni, anche guardando alle prossime elezioni europee, e a proporre opportune contromisure.