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Editoriale di Brando Benifei, Dicembre 2021

Nei giorni scorsi, insieme ai colleghi Pierfrancesco Majorino e Pietro Bartolo, siamo andati in Polonia a vedere con i nostri occhi le condizioni disperate dei rifugiati, cinicamente usati e manipolati dal regime bielorusso di Lukašėnka e lasciati a soffrire e a morire al gelo nelle foreste ai confini polacchi dell'Unione europea.


Siamo andati in quanto eurodeputati che rappresentano una delle tre istituzioni fondamentali dell'Ue per portare la nostra solidarietà ai rifugiati e ai tanti cittadini polacchi che cercano di aiutare sfidando la criminalizzazione del soccorso del governo di Varsavia, siamo andati per ascoltare e raccogliere informazioni, per denunciare i crimini contro l'umanità che si stanno commettendo di fronte ai nostri occhi e per dire con la nostra presenza che l'Europa non è questa, non può essere questa e non accettiamo che sia.

In Polonia abbiano incontrato volontari coraggiosi come la dottoressa Paulina Bownik che assiste i migranti. Abbiamo incontrato le autorità dei paesi di confine come il vicesindaco di Michałowo e abbiamo visitato il centro di assistenza per migranti gestito dalla comunità locale di Bialystock, a pochi chilometri dal confine bielorusso. Infine siamo arrivati alla foresta di Hainowka, una palude che separa Bielorussia e Polonia, nera come la pece in una notte ghiacciata. Il cuore di tenebra dell'Europa, dove tutte le roboanti dichiarazioni sui diritti umani, gli articoli dei trattati e delle convenzioni, i rapporti sulle violazioni dei diritti umani degli altri, il senso di superiorità dell'Europa faro di civiltà, finiscono risucchiati in un buco nero di sofferenze e morte gelata, circondati dalle guardie di frontiera polacche che hanno seguito anche noi. 

Questo è territorio europeo, ma i volontari in alcuni casi hanno accettato di parlarci sotto condizione di anonimato, perché qui si rischia grosso anche solo per aver portato una coperta a un altro essere umano. I giornalisti non riescono a fare il proprio lavoro e qualcuno ha approfittato della nostra presenza per riuscire a strappare qualche immagine e a raccogliere qualche testimonianza.

Qualcuno a Varsavia e anche a Bruxelles si illude che respingere con fermezza i migranti, violando le leggi internazionali sul diritto di asilo, significhi dimostrarsi forti di fronte alla guerra ibrida della Bielorussia, spalleggiata dalla Russia di Putin. E' vero il contrario. Se rinunciamo ai nostri valori, allo stato di diritto, alla nostra umanità allora ha vinto Lukašėnka e ha vinto la dittatura contro la democrazia. Se non c'è più differenza territorio bielorusso e territorio polacco non c'è più l'Unione europea, la sua ragion d'essere, il suo potere di attrazione e il patto con i suoi cittadini. Per questo ci batteremo nei prossimi giorni per portare le testimonianze del nostro viaggio dentro le istituzioni europee e per pretendere un'Unione europea diversa.


Brando Benifei