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Dic

La giornata mondiale contro la violenza di genere

Di Pina Picierno

Il 25 novembre si è celebrata la giornata mondiale della lotta contro la violenza di genere. Un dramma che ogni giorno donne e ragazze vivono e che emerge, drammaticamente, dai racconti di cronaca: abusi, molestie, violenze, omicidi non tendono a diminuire. Per questo la comunità internazionale si è voluta dotare di uno strumento, la convenzione di Istanbul, per lottare contro la violenza sulle donne. Purtroppo questa lotta non è la priorità per alcuni Stati membri (Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Regno Unito) che ancora non hanno ratificato la convenzione. Per questo in aula, il 25 novembre, ci siamo battuti contro tutti coloro che si ostinano ancora a negare il dramma della violenza di genere.

La convenzione è il primo strumento giuridico vincolante per combattere la violenza contro le donne a livello internazionale e riconosce la violenza di genere come violazione di un diritto umano, come discriminazione e come causa della disuguaglianza fra donne e uomini. In un continente come il nostro, dove, per quanto la situazione delle donne sia nettamente migliore che in altre regioni del mondo, una donna su tre è stata vittima di violenza fisica e/o sessuale e una donna su due è stata vittima di molestie sessuali (per ben il 20% di queste fatte online), è chiaro che uno strumento del genere sia ancora necessario.

L’Italia l’ha già ratificata, uno dei primi membri UE a farlo e il nostro Paese è stato uno dei più grandi sostenitori delle politiche di genere in Europa, in contrasto con altri Stati membri che costantemente mettono in discussione politiche come quelle sostenute nella Convezione, in una apparente difesa del ruolo “tradizionale” della donna nella società. La Convenzione non solo ha come obiettivo quello di punire chi violenta una donna, ma anche quello di prevenire le violenze e di proteggerne le vittime. E’ uno strumento di cui abbiamo più che mai bisogno perché non c’è giorno in cui non si legga di una tragedia consumata tra le mura di casa in cui la vittima sia una donna. Questo è quello che abbiamo voluto ribadire in Parlamento anche in questa sessione, dopo una decisa presa di posizione la scorsa legislatura con una risoluzione ambiziosa per un accesso dell’UE alla Convenzione ampio e senza limitazioni, come invece contrariamente proposto dal Consiglio.

La battaglia di certo non si ferma e il lavoro politico che dobbiamo portare avanti in questo nuovo Parlamento sarà fondamentale perché le donne europee possano vincere questa lotta, per la loro integrità, la loro indipendenza e la loro emancipazione.