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Relazione sui sistemi carcerari e le condizioni di detenzione

La risoluzione sollecita misure per rendere più dignitose le condizioni di vita nelle carceri, azioni formative per il reinserimento sociale post-pena dei detenuti, misure alternative alla detenzione quando funzionali a prevenire la recidiva, risorse e formazione per il personale di polizia penitenziaria e un’adeguata considerazione della vulnerabilità dei minorenni.

Il documento non si limita a evidenziare i malfunzionamenti riscontrati ma individua anche linee guida e buone prassi da attuare negli istituti di pena degli Stati Membri per risolvere le criticità, prima fra tutte quella legata al sovraffollamento che, oltre a comportare spesso violazioni dei diritti umani, ostacola la finalità rieducativa della pena.

La risoluzione, fra l’altro, sollecita misure per rendere più dignitose le condizioni di vita nelle carceri, azioni formative per il reinserimento sociale post-pena dei detenuti, misure alternative alla detenzione quando funzionali a prevenire la recidiva, risorse e formazione per il personale di polizia penitenziaria e un’adeguata considerazione della vulnerabilità dei minorenni.

Infine, in chiave antiterrorismo, importante anche l’indicazione sulla necessità di formare il personale carcerario per metterlo in condizione di riconoscere i primi segnali di radicalizzazione dei detenuti, un aspetto importante nel quadro delle strategie di prevenzione.

Anche se la gestione dei sistemi penitenziari è di competenza esclusiva degli ordinamenti nazionali, l’UE può svolgere un ruolo di salvaguardia dei diritti fondamentali e della dignità dei detenuti.

Come dimostrano i dati raccolti e inseriti nel rapporto, ciò costituisce un presupposto essenziale per un percorso di recupero efficace e il nostro Paese, alla luce delle raccomandazioni votate dal Parlamento Europeo, potrebbe sia dare ulteriore impulso alle buone prassi già adottate che recepirne di nuove.

Relazione approvata il 5 ottobre 2017.