05
Mar

Tassazione digitale

I primi risultati concreti della lotta ai colossi del web che sfuggono all’imposizione digitale. La lotta per modificare le regole di maggioranza nel voto del Consiglio in materia fiscale.

La nostra battaglia mira a colmare una grave lacuna nel sistema normativo europeo, che finora ha consentito ai colossi dell’economia digitale di sfuggire all’imposizione fiscale e dunque al versamento delle tasse nelle casse degli Stati membri. Proprio per la natura “immateriale” delle loro attività commerciali, infatti, tali imprese non hanno un reale legame tangibile con un dato Paese membro. L’obiettivo è allora di elaborare criteri duraturi che permettano di assicurare agli Stati membri un gettito fiscale equo, senza con ciò intaccare il potenziale economico derivante da tali attività.

Per fare questo, è necessario agire su due fronti paralleli e simultanei. Da una parte, il testo votato dal Parlamento include una soluzione a lungo termine (la più incisiva e importante), che mira a riformare le norme in materia di imposta sulle società, in modo che gli utili delle grandi imprese digitali siano registrati e tassati nel luogo in cui le imprese hanno un’interazione significativa con gli utenti attraverso i canali digitali.

Gli Stati membri potranno così tassare gli utili generati sul loro territorio, anche nel caso in cui una società non vi abbia una presenza fisica, ritenendosi tali quegli utili generati dalle imprese che soddisfino uno dei requisiti precisamente delineati nella direttiva.

Parallelamente, abbiamo introdotto, nei testi approvati dal Parlamento, un’imposta temporanea che permetta fin da subito di tassare le principali attività digitali, che al momento sfuggono a qualsiasi tipo di imposizione nell’Ue. Abbiamo tenuto un approccio ben più ambizioso e proattivo tanto della Commissione europea quanto, soprattutto, del Consiglio.

Da un lato, abbiamo infatti modificato la proposta originaria in maniera da includere nello scopo delle norme un maggior numero di tipologie di imprese soggette a tale imposizione fiscale, e da aumentare l’aliquota dell’imposta da prelevare sugli utili di tali imprese. Dall’altro lato, con incontri informali e scambi di lettere abbiamo fatto pressioni sul Consiglio, affinché superasse lo stallo tra gli Stati membri e accelerasse la procedura legislativa.

Soprattutto, abbiamo lottato per modificare le regole di maggioranza nel voto del Consiglio in materia fiscale, al fine di superare un’ormai obsoleta unanimità.

Abbiamo finora raggiunto grandi risultati, ma simo solo all’inizio di un tortuoso cammino che ci impegniamo a continuare con determinazione e perseveranza nella prossima legislatura.