Quante volte ancora dovremo denunciare le continue violazioni dello Stato di diritto da parte del governo di Viktor Orbàn? Non è bastato il divieto al Budapest Pride: oggi un cittadino europeo, Géza Buzás-Hábel, rischia addirittura il carcere per aver organizzato un Pride nella città di Pécs.
Nel 2025 è inaccettabile che l'Unione Europea tolleri simili abusi: non possiamo restare immobili mentre uno Stato membro comprime le libertà fondamentali, perseguita i propri cittadini e calpesta i valori su cui si fonda la nostra comunità politica.
Eppure, nonostante richiami e procedure, la situazione non cambia. Orbàn continua ad allontanare il suo Paese dalla democrazia liberale, mentre in Europa non mancano i suoi alleati: Meloni, Salvini e Fico continuano a strizzare l'occhio a questo modello illiberale, legittimando una pericolosa erosione degli spazi democratici. Ma i trattati e la Carta dei diritti fondamentali non sono carta straccia: se vogliamo difendere davvero i valori europei deve essere attivato l'articolo 7, deve essere sospeso il diritto di voto dell'Ungheria e devono essere congelati i fondi finché non verranno ripristinati pienamente diritti e garanzie. Sui diritti non ci possono essere compromessi. L'Europa deve dimostrare che libertà e uguaglianza non sono slogan, ma impegni concreti verso ogni cittadina e cittadino.